SUBAPPENNINO ABRUZZESE E MOLISANO

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view post Posted on 2/12/2007, 23:14

Padre Gran Sasso, Madre Majella

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SUBAPPENNINO ABRUZZESE E MOLISANO



Il limite tra il paesaggio appenninico e l'appenninico vero e proprio, risulta in genere abbastanza netto, edè imposto dalla differente natura dei terreni, molto più che dalle condizioni altimetriche. Il termine Subappennino indica le formazioni neogeniche, con riferimento particolare al Pliocene.

Nel Subappennino abruzzese-molisano l'ampio solco della Val Pescara determina una rottura di continuità, e divide lo stesso in un Subappennino Aprutino a NO del fiume Pescara , e in un Subappennino Frentano a SE.
La zona collinosa aprutina comprende le basse valli del Tronto, della Vibrata, Del Tordino,del Vomano e del Saline. Questa zona è costituita per una lunghezza di quasi 60 km. da NO a SE e per una larghezza di 20-25 km. , da una potente massa di marne argillosecineree o turchinicee, comunemente ascritte al Pliocene inferiore (Piacenziano). Queste marne spesso affiorano sui versanti più erosi delle vallate di alcuni torrenti, oppure sulle cime delle colline subappenniniche. Nella fascia interna dominano materiali arenarei con marne sabbiose e sabbie argillose. I limiti di questa fascia possono essere rappresentati da una linea che passando per Canzano, Castiglione Messer Raimondo,Montefino, Penne e Catigliano arriva al fiume Nora.
Le argille sorreggono, o piuttosto sorreggevano, banchi di sabbie giallastre, volgarmente indicate come tufi, e conglomerati di ghiaie e ciottoli variamente cementati (Calabriano). Si tratta degli ultimi sedimenti marini, in parte litorali deltoidi, sollevati durante il Pleistocene con movimento d'assieme di tutto il versante orientale dell'Appennino, e in seguito parzialmente smantellati, così da perdere l'aspetto di un rivestimento continuo. Tali sedimenti costituiscono tuttora soltanto la copertura di alcune colline isolate ( Colonnella,Tortoreto,Montepagano,Atri,Silvi,Montesilvano,Pianella,Rosciano) a titolo di semplici placche residue,allineate specialmente nella zona più vicina al mare, che ha subito un sollevamento minore. In questa sezione del Subappennino abruzzese l'eliminazione del mantello di sabbie,arenarie,e conglomerati risluta ormai quasi completa, e ciò testimonierebbe un'evoluzione ciclica molto avanzata.
I fiumi che discendono verso l'Adriatico hanno inciso il bordo collinare esterno con ampie vallate paralele fra loro: in questi suoli i argille impermeabili e facilmente erodibili il reticolo fluviale ha una fitta trama, cui fanno contrasto certi caratteri di precoce invecchiamento delle valli principali. Il panepiano originario è stato pertanto disarticolato in tronchi di dorsali e in colline isolate,generalmente di altitudine inferiore ai 500m., via via più basse man mano che ci si avvicina al mare, verso il quale il rilievo cessa piuttosto bruscamente.
La ripa odierna è l'erede della falesia dovuta all'ultima ingressione marina ( Flandriana). Qua e là il paesaggio morfologico è caratterizzato da manifestazioni di sfacelo : frane e calanchi ; alla demolizione dei rilievi contribuisce attivamente anche il regine torrentizio dei corsi d'acqua. I Calanchi, localmente chiamati Scrimoni, scavano e incidono le pendici collinari. Nel Subappennino Aprutino l'esempio più conosciuto dei Calanchi Abruzzesi sono le Bolge di Atri , nel Subappennino Frentano sono molto estesi i calanchi presso Guardiagrele e quelli di Bucchianico.

La sezione frentana del Subappennino si allunga, sempre in senso NO-SE,per circa 85 km. in linea d'aria, dal solco vallivo del Pescara a quello del Biferno: per configurazione e struttura esso rappresenta la naturale prosecuzione del subappennino aprutno. Una coltre di sabbie cementate (conglomerati, sabbie gialle,ghiaie del Calabriano ) , in genere molto ben conservata, ricopre la massa sottostante delle argille piacenziane. Come nel Subappennino aprutino, le formazioni plioceniche costituiscono una fascia a debole ondulazione interposta tra l'alta montagna e il mare, fascia che generalmente non supera i 25km. di larghezza; la caratteristica subregione resta chiusa, a tergo dalla mole solenne della Majella, dai monti Pizi e dai Monti dei Frentani. La chiusura è dovuta a una serie di strette fluviali : stretta del Sangro a Villa Santa Maria ; stretta del Treste sotto Carunchio ; stretta del Trigno sotto Celenza ; stretta del Biferno sotto Guardialfiera. Questa sezione del Subappennino si può scomporre a sua volta in due zone distinte : Pescara - Sangro , Sangro - Fortore. La prima è quella che meglio ricorda le condizioni originarie, con il suo ricoprimento di sabbie perfettamente conservato e livellato su ampi tratti: buona parte del territorio fra Pescara e il Sangro è praticamente una pianura costiera sollevata , ovvero le caratteristiche colline a sommità piatta che caratterizzano la Costa Teatina. Questa pianura è incisa da profondi valloncelli , ma non distrutta. I profondi valloni, spesso con vegetazione lussureggiante, sono tutti orientali nel medesimo verso , e ciò forse è dovuto alla presenza di faglie. Veramente significativi a riguardo i ripiani tabulari tra il fiume Foro e il fiume Moro, e fra il fiume Moro e il fiume Sangro. Spiccano i ripiani di Fossacesia e Rocca San Giovanni, incisi da torrentelli, e i solchi del torrente Feltrino presso San Vito Chietino e quello del fiume Arielli.
A sud-est del Sangro si hanno condizioni meno semplici, dovute forse a ineguaglianze del sollevamento ; anche la coltre delle sabbie cementate risulta parzialmente smantellata. Permane la tendenza , che già si nota nei fiumi aprutini, a spostare il letto verso il lato destro della valle. I fondovalle sono sempre ingombri di materiale alluvionale : nei bacini del Sangro e del Trigno, nonchè del Sinello, si ha la massima diffusione di formazioni franose. La strada stalale istonia , fra Cupello e Castiglione Messer Marino, deve essere liberata da frane di smottamento dopo ogni temporale. Anche la ferrovie sangritana è minacciata dallo slittamento del versante presso Bomba.
Nel Molise, dopo il Trigno, si susseguono ondulazioni di colline argillose, senza la copertura di sabbie cementate, che affiorano soltanto in piccoli blocchi a riva, a testimonianza di antiche coperture e promontori ormai smantellati.
Presso Termoli il litorale si protende in un promontorio, caratterizzato da sabbie gialle cementate, e blocchi conglomeratici, che affiorano anche nel vallone del fosso Rio Vivo a sud di Termoli. Presumibilmente il promontorio di Termoli ha resistito all'azione di smantellamento marina per le fortificazioni operate durante secoli di insediamento umano.
Dopo il fiume Biferno, preso il quale è possibile vedere la struttura a sabbie della collina sopra la quale sorge l'abitato di Campomarino, il rilievo subappenninico pian piano digrada fino ad annullarsi nella bassa pianura presso la foce del Saccione. Tuttavia, qua e là, si ritrovano prominenze conglomeratiche relitte, l'ultima delle quali è intagliata dalla statale 16 adriatica poco prima della foce del Fortore, preludio alla piatta distesa del Tavoliere delle Puglie.
 
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