Dune di Pineto (TE) 24e25 aprile 2008

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Padre Gran Sasso, Madre Majella

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LE DUNE DI PINETO.

Il litorale di Pineto è costituito da una fascia lunga e stretta che presenta ancora, in alcuni punti, caratteristiche naturali con specie protette. La sua costituzione attuale, come in quasi tutte le zone Adriatiche, è stata fortemente condizionata dalle bonifiche e dalla costruzione della Strada Consolare Marittima (Statale Adriatica attuale) e dalla ferrovia nel corso del 1800. Queste opere hanno distrutto la vegetazione dunale originaria e le paludi retrostanti inondate periodicamente dalle piene dei fossi che scendono dalle zone collinari limitrofe.
In tempi successivi, dal 1923 agli anni 70, furono impiantate le varie fasce di pinete a Pinus pinea e Pinus halepensis, mentre dagli anni '50, tramite progressiva rinaturalizzazione, si è ricostituito un cordone dunale parallelamente alla linea di costa, nella zona antistante le pinete.

Paradossalmente le infrastrutture stradali e ferroviarie, in un primo periodo hanno protetto la zona costiera dall'urbanizzazione, limitando gli accessi al mare. Un fenomeno simile si era verificato anche nella costa teatina, dove prima della dismissione, era la ferrovia a scoraggiare la speculazione edilizia.

Attualmente invece, la situazione si è invertita ed è in costante peggioramento, nonostante le misure di protezione e la riserva marina antistante istituita. La crescente speculazione edilizia sta interessando sia le zone collinari retrostanti che ovviamente quelle costiere, favorita da una crescente pressione turistica che impatta negativamente su tutto l'ecosistema dunale. Nei mesi estivi, centinaia di auto affollano i parcheggi, specialmente in zona Torre di Cerrano, ed il calpestio dei bagnanti, unito all'accesso sregolato di mezzi motorizzati sull'arenile, minacciano costantemente la flora e la fauna dunale. A questi fattori, si è unita purtroppo negli ultimi anni, l'ingressione marina, dovuta all'innalzamento del livello del mare.
Le mareggiate hanno eroso ripetutamente la duna, e questa azione è stata senza dubbio favorita negli anni, anche dagli sbarramenti costieri dei frangiflutti, dei porti turistici, e delle dighe lungo il corso del fiume Vomano, che hanno inevitabilmente alterato il trasporto solido di sabbia e ciottoli necessari per il ripascimento naturale.


Il litorale di Pineto va dal confine con Silvi, posto qualche centinaio di metri a sud della torre di Cerrano, fino alla foce del fiume Vomano a nord, dividendosi in due tratti diversi in quanto a composizione floristica e morfologia della spiaggia. Il tratto settentrionale dal centro abitato alla foce del Vomano è di spiaggia ciottolosa dovuti agli apporti fluviali, con ancora alcune aree di campi incolti retrostanti la spiaggia, e oltrepassate la ferrovia e la statale adriatica, vi è una fascia collinare ancora piuttosto integra, mentre quello meridionale, che analizzeremo in questa passeggiata, presenta spiaggia sabbiosa con la tipica vegetazione psammofila specializzata a vivere in questi ambienti.
Nei 2 km. prospicienti la Torre di Cerrano troviamo la duna più conservata, mentre procedento verso nord essa diviene frammentata tra gli insediamenti balneari, dove le uniche specie e piccoli tratti dunali si trovano presso gli ormeggi delle barche e nelle zone dove non arriva la pulizia meccanica dell'arenile per la fruizione turistica.

Quest'area dal 2004 al 2006 è stata oggetto di un progetto di rinaturalizzazione per favorire la ricolonizzazione naturale delle specie psammofile, apponendo una doppia recinzione in pali di castagno e cordone, nonchè pannelli illustrativi degli interventi,delle specie, per favorire la sensibilizzazione dei visitatori e della cittadinanza.


Il clima è di tipo mediterraneo, caratterizzato da aridità estiva e da un regime pluviometrio con un massimo in inverno ed un minimo in estate. I venti domninanti sono di provenienza meridionale (scirocco) in inverno, mentre in estate sono di provenienza settentrionale (tramontana) a regime di brezza prevalente. Il fitoclima appartiene alla regione bioclimatica mediterranea, con un termotipo mesomediterraneo medio.


FLORA.

La spiaggia percorsa, lunga circa 2 km, è caratterizzata nella porzione a ridosso della pineta artificiale, da una duna ricca di specie vegetali e di elementi faunistici tipici e di rilevante importanza.
Il rilievo sabbioso ospita ancora specie psammofile e macroinvertebrati in graduale scomparsa ovunque dalle coste italiane. Nell'area della torre di Cerrano si estende una duna con ampie popolazioni di agropiro (Elytrigia juncea) ed ammofila (Calamagrostis arenaria). Vi si possono rilevare, oltre alle specie più comuni, il raro vilucchio marittimo (Calystegia soldanella), il giglio di mare (Pancratium maritimum) e l'euforbia delle spiagge (Euphorbia peplis). Da segnalare lo zafferanetto di Rolli (Romulea rollii).

Tra le associazioni da segnalare ci sono la Sileno coloratae-Vulpietum membranaceae e l'Abrosio coronopifoliae-Lophochloetum pubescentis caratterizzanti le dune mobili più elevate dominate dalla Calamagrostis arenaria, Echinophora spinosa (finocchio litorale), Eryngium matitimum (eringio marittimo), Medicago marina (erba medica marina), Silene colorata, Vulpia membranacea (paleo delle spiagge) , Ambrosia coronopifolia e Lophochloa pubescens (paleo pubescente). Spesso in queste fitocenosi si insediano anche Pseudorlaja pumila, Lotus creticus (ginestrino delle spiagge) e Oenothera adriatica.


Gli habitat natura 2000 presenti sono :

- CAKILETEA MARITIMAE - Vegetazione annua dele linee di deposito marine

- AMMOPHILETEA - Dune mobili embrionali
- Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche)

- HELIANTHEMETEA GUTTATI - Dune con prati dei Brachypodietalia
e vegetazione annua
- Dune con prati dei Malcomietalia



FAUNA


In tutta l'area e generalmente nella porzione occupata dalle dune embrionali, nidifica il Fratino (Charadrius alexandrinus), piccolo e sempre più raro uccello migratore. Nell'area esistono ben 353 taxa classificati di invertebrati dunali, di cui 127 Coleoptera, 35 Hymenoptera e 28 Heteroptera.

Tra i macroinvertebrati di novevole interesse delle Dune di Pineto, riportiamo.

- Lamprinodes pictus
- Myrmoecia rigida
- Dimorphopterus doriate
- Saprinus aegialus
- Anthicus axillaris
- Polimerus asperulae
- Geocoris pallidipennis
- Piesma salsolae
- Hyppocaccus crassipes
- Smicromyrme ruficollis
- Aporinellus sexmaculatus


FONTI :

Le regine delle dune, Adriano De Ascentiis
Progetto di rinaturazione delle dune di Pineto



50825774036_9e25dec4a0_hDSC05138 by Fabrizio Sulli, su Flickr

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LE DUNE PRESSO LA TORRE DI CERRANO CON ABBONDANTE FIORITURA DI LOTUS CRETICUS

Edited by - Fabrizio - - 15/1/2021, 20:33
 
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SBOCCO A MARE DI UN FOSSO, A NORD DELLA TORRE DI CERRANO, CON IMPRONTE DI FRATINO E GIRINI DI ROSPO SMERALDINO (Bufo viridis).
 
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L'ANTICO PORTO DI HADRIA.


50825029563_778da4dfbb_hDSC05141 by Fabrizio Sulli, su Flickr




Proprio di fronte alla Torre, immerso fra le acque, si trova quello che da più di un ricercatore viene indicato come l’antico porto della città di Hadria, probabilmente di epoca romana.
L’esistenza a Cerrano del porto di Atri dall’antico Medioevo, viene menzionata per la prima volta in uno scritto del Sorricchio (“Il comune atriano del XIII e XIV secolo”, Atri 1983, doc. XIII, pagine 233-234), il quale ipotizzava che il culmine dell’attività di un porto in zona era intorno al VII secolo avanti Cristo. Anche il geografo augusteo Strabone, nei suoi scritti cita l’esistenza, in età romana, di un porto connesso con Atri presso la foce del fiume Matrinus (per alcuni possibile nome antico del torrente Cerrano).

L’Antico Porto del Cerrano

Cenni storici

La presenza di un antico porto nelle acque antistanti la Torre di Cerrano è documentata ampiamente dalle fonti storiche, a partire dal geografo greco Strabone2 (63a.c.-19d.c.) che ci parla di un porto commerciale presso la foce del fiume Matrino, corso d’acqua discendente dall’antica città di Hatria, identificandolo come un epìneion dotato quindi di strutture per lo stoccaggio delle merci, immagazzinamento e altre strutture funzionali al servizio di una città che ne distava alcune miglia. Ancora Plinio (I secolo d.c.) ci parla dell’importanza del vino di Atri trasportato in anfore di produzione locale verso l’Oriente, Grecia e Egitto, senza tralasciare la direttrice Aquileia – regioni danubiane.

Il comprensorio di Cerrano si presenta ricco di reperti archeologici, dalla fornace, tombe, anfore e mosaici, rinvenute in località Colle Stella, Castellucio e Colle Cretone nei pressi della Torre omonima.

Il porto in età romana aveva una posizione strategica essendo collocato in prossimità della via Cecilia, una diramazione della Salaria che collegava Roma con l’Adriatico passando per Amiternum (Aquila) e Hadria (Atri), da qui non conosciamo il nome odierno del torrente che porta alla foce e al mare. Tra i sostenitori che interpretano il fiume Matrinum con il Cerrano vi è la consapevolezza della distanza breve del torrente che collega la città al mare con 4 km, rispetto ad altri che per arrivare al mare devono attraversare colline, calanchi e fossati per una distanza di tre – quattro volte maggiore. Ancora oggi l’esatta localizzazione del corso fluviale Matrino è oggetto di dibattito, identificato talvolta con il Vomano, con il Piomba o con il Saline; difficile stabilire con sicurezza l’ubicazione del porto e della foce, essendo il litorale abruzzese soggetto a continui spostamenti della linea di costa e relativi interramenti delle foci che tendono a spostarsi verso il meridione.

Tuttavia le numerose e successive fonti medievali rilasciano un’indicazione topografica molto precisa, si parla di portum in Pinna Cerrani, confortando l’ipotesi che in questo luogo sorgesse dapprima il porto romano sfruttato poi nel medioevo con l’aggiunta di edifici quali Ospedale e una prima Torre d’avvistamento.

Da questo momento la funzione commerciale venne meno, distaccandosi progressivamente dalla città egemone di Atri per inserirsi nel tessuto difensivo e commerciale del nuovo Regno di Napoli. Le fonti del ‘400 ci informano dei continui insabbiamenti dei fondali, della difficoltà nonché dispendio economico nel mantenerlo pulito da parte del Comune. Il porto divenne da questo momento un piccolo approdo per la pesca e minuti commerci lasciando il posto ai nuovi grandi empori marittimi.

Evidenze archeologiche

I primi resti visibili dell’antico porto emergono dalla lingua di sabbia antistante la celebre Torre del Cerrano, blocchi squadrati di sicura origine antropica che proseguono sotto il pelo dell’acqua per oltre 500 metri dalla linea di costa.

Le ricerche subacquee iniziate nell’estate del 1982 dal professor Piergiorgio Data in collaborazione con altri enti importanti, hanno documentato la presenza di grandi pietre a spigolo vivo, lastroni di pietra d’Istria ad “L” rovesciata (2x4x4 metri), le stesse utilizzate per la costruzione della Cattedrale di Atri, grandi costruzioni murarie in mattoni, canaletta in calcare (simile alle tre presenti nella cripta della Cisterna-Basilica di Atri), scalini, bitte ed ormeggi, disposti secondo una certa impostazione urbanistica, alla profondità di 4,7 e 11 metri. L’impianto portuale sfruttava la foce fluviale con l’ausilio di due banchine d’approdo, purtroppo il fondale sabbioso impedisce il recupero di reperti datanti rendendo difficoltose anche le immersioni subacquee ai fini delle indagini e studi in corso3.

Tecniche costruttive

I porti, tanto dai Greci che dai Romani, si costruivano generalmente alle foci dei fiumi. Tali costruzioni consistevano in moli sopra archi per combattere il naturale accumulo delle sabbie. I moli si restringevano a semicerchio nell’entrata del porto mediante scogliere e dall’una all’altra scogliera si gettava la catena per impedire alla flotta nemica l’ingresso nel porto. Su uno dei moli sorgeva il faro. Dalla parte di terra vi era una porta fortificata, fiancheggiata da torri, la darsena, i magazzini, case di custodi, ed infine il castellano, che costituiva l’embrione del borgo o del pago marittimo.

Approfondimenti.

Il metodo della “cassaforma” era l’ideale per le costruzioni in acqua, nel punto stabilito si affondano e bloccano con sicurezza le casseforme tenute insieme da montanti di quercia e tiranti trasversali, dopo aver pulito e livellato il fondale all’interno si getta la malta mischiata al pietrame e il calcestruzzo a diretto contatto col legno. Al momento in cui si versa l’opera cementizia la cassaforma è allagata dall’acqua ma ne supera il livello per essere poi tolta. Nei resti delle strutture sommerse si possono vedere i segni dell’intelaiatura lignea attraverso dei fori nel cemento.

Vitruvio, De Architectura II.VI 14: “C’é una specie di sabbia che, naturalmente, possiede straordinarie qualità. … Se mescolata con calce e caementa (pietrisco), indurisce altrettanto bene sott’acqua come nelle ordinarie costruzioni.”

Maria Cristina Mancinelli


Bibliografia.

G. Angeletti, Ricerche archeologiche nel Porto di Cerrano in Dalla Valle del Piomba alla valle del basso Pescara, Documenti dell’Abruzzo Teramano, V,1, 2001.

AA.VV., Cerrano Ieri e Oggi, Amministrazione Provinciale di Teramo, Teramo, 1983.

L. SORRICCHIO, Pago e porto del Matrino in Hatria – Atri, Bullettino della Reale Deputazione Abruzzese di Storia Patria,Tipografia del Senato Roma, 1911.

1 Antico porto di Atri, http://it.wikipedia.org/wiki/Antico_porto_di_Atri



2 Strabone «ó Ma-Tprvo; TOTajiò; piwv ino t’ASpìavwv tióXew;, I/^wv ènlveiov xrjs ‘Acptac à-dóvjaov iaytou ». Traduco testualmente: « Il fiume Materno che scorre dalla città degli Atriani ed ha il nome aggiunto di emporio navale della stessa Hatria». Tradotto dal grandissimo storico Luigi Sorricchio.



3 www.rivistamu6.it/pdf/MU6_24.pdf

http://www.riservacalanchidiatri.it/intern...20NOI&cat_id=59.



4 De Architectura di Vitruvio (Marco Vitruvio Pollione – Marcus Vitruvius Pollio) scrittore, architetto ed ingegnere romano (circa 80 a.C. – 23 a.C.).
 
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I PRIMI CORDONI DUNALI


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MEDICAGO MARINA

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VERBASCUM NIVEUM SUBSP. GARGANICUM


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FIORITURE DI LOTUS CRETICUS SULLE DUNE EMBRIONALI
 
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PRATI DEI MALCOMIETALIA, ALLE SPALLE DEI CORDONI DUNALI


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POPOLAMENTI DI TAMERICE, PRIMA DELLA PINETA

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VULPIA MEMBRANACEA CON EUPHORBIA TERRACINA

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GIOVANI PLANTULE DI XANTHIUM ITALICUM


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FIORITURE DI SILENE COLORATA


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OENOTHERA BIENNIS (ENAGRA ADRIATICA)



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ELYTRIGIA JUNCEA


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CALAMAGROSTIS ARENARIA ( AMMOFILA )



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EFFETTI POSITIVI DELLE RECINZIONI DI PROTEZIONE ALLA DUNA, CON DISSEMINAZIONE E RICOLONIZZAZIONE NATURALE DELLE SPECIE PSAMMOFILE


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LA PINETA ARTIFICIALE A PINO D'ALEPPO
 
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GIOVANI PIANTINE DI PINO D'ALEPPO (Pinus halepensis)


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ECHINOPHORA SPINOSA (FINOCCHIO LITORALE SPINOSO)


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SPIAGGIA ANTISTANTE LE DUNE, CON EVIDENTI IN ALCUNI TRATTI, I DANNI DALL'ACCESSO DI MEZZI MOTORIZZATI
 
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IL FRATINO (Charadrius alexandrinus).


Siamo i fratini, e viviamo ancora sulle poche spiagge con ambienti dunali rimaste.
In questo periodo invernale, ci spostiamo sulla battigia in cerca di piccoli insetti e molluschi, in attesa dell'arrivo del clima più mite. Alcuni di noi migrano, altri invece sono stanziali.
Durante tutta la primavera, cerchiamo un territorio dove nidificare. Il nostro nido è semplicemente una piccola conca nella sabbia, nascosta tra le piante dunali, dove deponiamo fino a 3 uova.
Siamo molto premurosi, e se disturbati, possiamo fingerci feriti per sviare i predatori dal nostro nido, proteggendo le uova 26/28 giorni finchè non si schiudono.
I nostri piccoli , dopo poche ore, hanno già voglia di esplorare il mondo. Per cui contano molto sul mimetismo, rimanendo immobili tra la vegetazione, mentre costantemente li sorvegliamo e li accudiamo portandoli con noi, fino a quando non saranno in grado di volare dopo circa un mese.
Siamo sempre di meno, la nostra popolazione è in costante declino nonostante gli sforzi dei volontari per il censimento e la protezione.
Le dune e quei pochi tratti di spiaggia rimasta libera, sono la nostra casa. La nostra esistenza è piena di pericoli, come i predatori naturali e le mareggiate tardive, che possono distruggere il nostro nido. Ma ciò che ci minaccia maggiormente sono gli esseri umani inconsapevoli. Perchè ciò che per loro è divertimento, come andare al mare negli stabilimenti, portare il cane sciolto in spiaggia, o correre con mezzi a motore sulle dune, per noi significa disturbo e morte certa.
Stiamo cercando di adattarci, molti di noi si accontentano di pochi ciuffi di piante dunali per rifugiarsi tra gli stabilimenti balneari e gli ormeggi delle barche, nonostante il passaggio dei giganti a 2 zampe.
Vi chiediamo solo di rispettarci, non distruggendo la nostra casa, affinchè entrambe le nostre specie possano vivere in armonia consapevole.


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FEMMINA DI FRATINO IN COVA E IN ATTEGGIAMENTO DIFENSIVO


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UOVA DI FRATINO



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PULLI DI FRATINO, MIMETIZZATI TRA LA VEGETAZIONE PSAMMOFILA DELLE DUNE
 
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BIANCOSPINO

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SCORCI DELLA PINETA A PINO D'ALEPPO (Pinus halepensis) E PINO DOMESTICO (Pinus pinea)
 
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POESIE DI CHIOCCIOLE...


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MEDICAGO MARINA, VULPIA MEMBRANACEA, SILENE COLORATA


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LOTUS CRETICUS PRESSO LA PINETA


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CALYSTEGIA SOLDANELLA


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SPOROBOLUS VIRGINICUS



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CYPERUS CAPITATUS (Zigolo delle spiagge)


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PANCRATIUM MARITIMUM (GIGLIO MARINO)
 
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YUCCA SPONTANEIZZATA SULLE DUNE


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ERYNGIUM MARITIMUM


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VERBASCUM NIVEUM SUBSP. GARGANICUM (VERBASCO DEL GARGANO)

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TAMERICE IN FIORE

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CAKILE MARITIMA

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ECHINOPHORA SPINOSA


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ULTIMI CORDONI DI DUNE EMBRIONALI, PRIMA DELL'APPRODO DEI PESCATORI


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LUCI E RIFLESSI, CAMMINANDO LUNGO LA SPIAGGIA DI PINETO.



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SCORCI NEI PRESSI DELL'ORMEGGIO BARCHE =)


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ALLIUM AMPELOPRASUM


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UNO DEI TANTI FOSSI CHE SFOCIANO A MARE, PROVENIENTI DALLLE COLLINE RETROSTANTI IL CENTRO ABITATO


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PISTACIA LENTISCUS (LENTISCO)

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ATRIPLEX HALIMUS (ALIMO)

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COLLINE RETROSTANTI PINETO E LA LINEA DI COSTA


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LA TORRE DI CERRANO, IN SCALA


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STAZIONE FERROVIARIA DI PINETO
 
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