DA COLLE RUSTICO AL FONDO DELLA SALSA.DIFFICOLTA' : E
SEGNI : Bianco-Rossi , sentiero 245
QUOTA DI PARTENZA : 770m.
QUOTA DI ARRIVO : 1250m.
DISLIVELLO : 480m. fino al punto più alto e sicuro raggiungibile in estate.
380m. nelle altre stagioni.
SVILUPPO : 4,5km. tra andata e ritorno sullo stesso itinerario.
TEMPO : 4 ore andata e ritorno comprensivo di soste.
CARTOGRAFIA : Carta 1:25000 - Gran Sasso - CAI Sezione di L'Aquila
Carta 1:25000 - Gran Sasso - Società Editrice Ricerche
Carta 1:25000 - Gran Sasso - Edizioni Il Lupo
Il monte Camicia con la sua verticale parete nord, costituisce uno degli scenari più belli dell'Abruzzo e dell'intera catena appenninica. Fin dalla costa adriatica, assieme al paretone del Corno Grande, il suo profilo è chiaramente individuabile e man mano che ci si avvicina l'imponenza delle rocce sovrastanti Castelli, paese delle ceramiche, affascina ed incute timore allo stesso tempo.
Nei boschi alle sue pendici e su questa montagna si intrecciano storie di boscaioli, cavatori di ghiaccio e alpinisti che hanno aperto vie su questa parete, anche a costo della propria vita. Il sentiero qui proposto si sviluppa lungo l'alta valle del torrente Leomogna nel suo ramo destro orografico. Questo torrente nasce in 3 rami dall'anfiteatro compreso tra il Monte Camicia 2564m. e Monte Prena 2561m., facenti parte della catena del Gran Sasso D'Italia.
ACCESSO : Dal paese di Castelli, si prosegue lungo la strada per Campo Imperatore e Rigopiano, passando tutte le contrade fino a San Salvatore. Dopo le ultime case, qualche centinaio di metri a monte, si trova uno slargo sulla sinistra dove si parcheggia. Il sentiero comincia sulla destra. Provenendo invece da Arsita, Farindola o da Campo imperatore, scendendo verso Castelli, il parcheggio lo troverete sulla destra oltrepassando il bivio per Colledoro di qualche centinaio di metri ed alcune curve.
Dopo aver parcheggiato la macchina, sulla destra nei pressi della curva, si può vedere il cartello in legno che indica l'inizio del sentiero per il Fondo della Salsa.
All'inizio del bosco vi è un tavolo con panchine ed una tabella del parco vuota. Si prosegue la strada sterrata che va dritto ignorando quella sulla destra, seguendo i segni bianco-rossi. Qui la faggeta è a quota relativamente bassa, mista a ciliegio, carpino nero e carpino bianco. è una fustaia pressochè coetanea, con il sottobosco pulito per via delle utilizzazioni e della raccolta di legna, ed è uno dei pochi punti a bassa pendenza dove è possibile passeggiare.
Si continua a seguire la traccia oltrepassando una selletta dove la strada va in discesa fino ad un tratto pianeggiante, dove la faggeta diventa pura e si passa sotto maestosi esemplari colonnari. In questa zona in primavera verso aprile e maggio, è abbondante la crescita dell'aglio ursino nel sottobosco!
Riprende quindi la salita fino a toccare quota 887m. presso Fosso Morto, un canalone ghiaioso proveniente dal settore del Dente del lupo, che porta acqua solo durante le piene eccezionali al disgelo oppure durante i forti temporali estivi. Qui c'è un bivio, si lascia la sterrata sulla destra per prendere un'altra traccia sulla sinistra, in salita più ripida, verso fonte dei signori. Nel giro di 35 minuti si esce quindi dalla faggeta al cospetto della parete nord, e nel giro di 50m. la strada forestale termina presso il guado del torrente Leomogna.
Poco prima sulla sinistra, nascosto sotto una roccia, vi è un piccolo fontanino dove è possibile rifornirsi d'acqua.
Presso il torrente, dal lato opposto, è ben visibile la traccia di sentiero che prosegue verso il fondo della salsa. Qui la vegetazione cambia, ed in tutto il resto del percorso si può vedere nei periodi da maggio a luglio, una diversità floristica senza pari, in quanto la parte alta della valle è continuamente rimaneggiata dalle piene del torrente e dalle valanghe invernali. Il microclima che si crea unito alle condizioni particolari, consentono quindi la crescita di vegetazione pioniera sia arborea che arbustiva, che soprattutto erbacea, dalle specie ripariali lungo il torrente a quelle legate all'alta quota, i cui semi o le cui zolle sono portate più in basso proprio dalle valanghe.
Qui il sentiero rimonta un costone morenico passando tra boscaglia mista di faggio, carpino nero, frassino orniello e maggiore, salici, acero opalo, montano, riccio, e sorbo sia montano che degli uccellatori. Quest'ultimo assai poco diffuso.
Presenti varie specie di arbusti tra cui frangola, caprifogli, uva ursina, ramno alpino e spaccasassi.
Nei prati spiccano le fioriture della Peonia e della Genziana, mentre nelle aree più sassose ed assolate, è presente il timo.
Il sentiero tocca i resti del monumento a Piergiorgio De Paulis, che era costituito da due torrette in ceramica locale, purtroppo distrutte dalle valanghe del 2015. Ora si possono vedere solo 2 sbarre di ferro piegate su una roccia. Poco più avanti si incrocia il sentiero dei 4 vadi con un bivio sulla destra che indica la direzione per colle delle nozze.
Siamo a quota 1150m. ma se si vogliono veramente vedere gli scorci più belli, occorre andare un pò più avanti dove nuovamente il panorama si scopre ed il sentiero si avvicina al greto del torrente dove termina.
Si incontrano 2 lapidi commemorative presso una roccia, a ricordo di chi è morto su questo versante montano :
- Piergiorgio De Paulis, nato a L'Aquila il 22 agosto 1964 e morto a 20 anni il 24 dicembre 1974 durante la prima ascensione invernale della parete nord effettuata assieme a Domenico Mimì Alessandri e Carlo Leone. Ogni anno, il 26 dicembre, si tiene presso il monumento a lui dedicato, una passeggiata e messa celebrativa per tutti i caduti della montagna, organizzata dal CAI di Castelli.
- Marco Adinolfi ,nato a Salerno il 2 febbraio 1967, tenente pilota morto il 6 aprile 1994 schiantandosi sull'orrida parete nord a bordo di un cacciabombardiere AMX, un'aereo che già aveva fatto registrare una lunga scia di incidenti e morti dalla sua entrata in servizio.
A suo omaggio, all'inizio del sentiero, è stata posta una lapide con una spada nella roccia da parte dei suoi commilitoni.
- Roberto Iannilli e Luca D'Andrea, rispettivamente di Roma e Sulmona, con all'attivo molte salite su queste montagne, morti il 20 luglio 2016 mentre tentavano di aprire una nuova via sulla parete nord
Davanti a voi, come un enorme imbuto a V, c'è il Fondo della Salsa. Questo toponimo è sicuramente una storpiatura dell'originale "Fondo del balzo, o della balza" riferito alla parete verticale che precipita per oltre 1200m. sul versante teramano. Un versante assai diverso da quello aquilano che è un ripido pendio erboso, con affascinanti stratificazioni di roccia e pieghe di sovrascorrimento, assai friabile nella parte bassa, mentre migliora nella parte alta. Una parete difficile da scalare, tanto da essersi meritata il soprannome di "Eiger dell'Appennino" in riferimento alla più nota montagna delle Alpi Bernesi.
Mentre Monte Camicia è probabilmente una storpiatura di Camozza - Monte dei Camosci, come è conosciuto dal versante aquilano di Castel Del Monte, l'originale nome presso l'abitato di Castelli, dato all'ultima grande elevazione del Gran Sasso verso est, era Monte Pareti.
Alla base del grande anfiteatro sotto il precipizio, si forma ogni anno un grande nevaio stagionale, da cui decenni fa gli abitanti del paese prelevavano ghiaccio da vendere. Una volta era perenne, e nelle glaciazioni un ghiacciaio percorreva tutta la valle del Leomogna fino a quota 600m. ed ha lasciato a testimonianza svariate morene lungo il suo percorso. Attualmente, non sopravvive neve fino all'inverno successivo, e generalmente a fine agosto il nevaio si framenta e sparisce. Esso è principalmente di tipo valanghivo ed ivi convergono tutte le valanghe provenienti da 2 km. di lunghezza della parete, attraverso più canaloni. Il loro rumore si può sentire fin dalle colline sottostanti, in occasione del disgelo durante i rialzi termici invernali, oppure ad inizio primavera quando il sole comincia a tornare sulla parete e a scaldarla per alcune ore. Le forre pensili e vertiginose che incidono questo versante, meta di torrentisti esperti, ospitano salti d'acqua e cascate di centinaia di metri in primavera e in estate, alimentate dai nevai che persistono nella parte alta dei numerosi canaloni, mentre in inverno ghiacciano, dando vita a numerose cascate di ghiaccio verticali, di cui quelle alte hanno difficile accesso, e rappresentano uno dei luoghi più difficili per l'alpinismo su ghiaccio in Appennino. Qui nasce il torrente Leomogna, e prima che la neve scompaia, si possono ammirare contemporaneamente 3 stagioni. Attorno al nevaio coperto di detriti, è ancora inverno e la temperatura è vicina allo zero, mentre salendo sui bordi, si passa dalla primavera all'estate, con un tripudio di fioriture di specie rare e protette.
Se si è fortunati, e silenziosi, si possono scorgere i camosci appenninici mentre pascolano sulle rocce a strapiombo, o si rinfrescano sulla neve.
Se si vuole raggiungere la parte più affascinante del Fondo della Salsa, dove il sentiero guada il torrente, si passa sulla parte sinistra e seguendo un'esile traccia, si prosegue toccando più volte l'alveo e risalendo liberamente tra massi e pozze d'acqua fresca, fino a raggiungere l'incrocio dei 3 canali principali che alimentano il torrente. Qui si può sostare sull'alveo o sui prati vicini, facendo sempre attenzione a tenersi distanti dalle pareti di roccia da cui spesso cadono pietre. La parte alta della valle che ospita la neve e le cascate è infatti visibile solo da questa posizione. è sconsigliato proseguire fin qui su terreno innevato senza conoscenza ed attrezzature adeguate, in quanto vi è rischio di valanghe e di cedimento del manto nevoso in primavera ed estate. Il torrente infatti scorre sotto la neve ghiacciata, creando ponti e tunnel vuoti invisibili da sopra.
è sconsigliato effettuare questo percorso se vi è rischio di temporali in estate. Le piene del Leomogna, con tutta l'acqua che converge in un unico punto dalla parete, possono essere pericolose!
mappa colle rustico - fondo della salsa by
Fabrizio Sulli, su Flickr
ESTRATTO DELLA MAPPA CAI GRAN SASSO D'ITALIA CON IL SENTIERO.
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SCORCI SUL MONTE CAMICIA E SUL FONDO DELLA SALSA ALLA BASE DELLA PARETE, DALLE COLLINE DI CASTELLI (TE)